Il Museo della musica di Bologna contiene due testimoni parziali del più ampio trattato musicale della prima metà del Quattrocento, la Declaratio Musicae Disciplinae di Ugolino da Orvieto. Oltre ai due codici, questa stessa istituzione consente di esaminare anche la storia della ricezione del trattato, specialmente settecentesca. Notevoli testimonianze in questo senso sono le lettere di un confratello ferrarese di Padre Martini, Giovanni Giacinto Sbaraglia, e quelle di un erudito fiorentino, il bibliotecario Lorenzo Mehus, La storia della ricezione prosegue anche nell’Ottocento, con le ricerche di Gaetano Gaspari. La ri-creazione vuole offrire un panorama della fortuna sette-ottocentesca del musico quattrocentesco.
19 marzo 2022, ore 17:30 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
Paolo Vittorelli
Ugolino da Orvieto nel Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
Nel 1750, padre Martini affermava che Johann Sebastian Bach era molto noto in Italia. L’affermazione forse era ottimistica, ma indubbiamente lo stesso Martini conosceva profondamente le opere di Bach, anche grazie a Johann Christian e ai numerosi corrispondenti esteri. Un estratto dal Clavicembalo ben temperato copiato da Wilhelm Friedemann faceva parte della sua biblioteca personale. E proprio del Clavicembalo ben temperato, il cui primo volume è datato 1722 dal compositore, ci occuperemo, approfondendone la presenza nelle collezioni bolognesi (nel 1857 la biblioteca del Liceo musicale acquisì una copia dell’edizione di Czerny) e l’uso che se ne faceva in ambito didattico (in particolar modo grazie all’interesse di Stefano Golinelli, che lo impiegava costantemente per l’insegnamento del pianoforte).
13 marzo 2022, ore 17:30 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
Chiara Bertoglio
Il Clavicembalo ben temperato a Bologna, 1722-2022
Ritratti di autori compaiono abbastanza presto nella storia del libro musicale italiano a stampa. Tuttavia, per la prima buona cinquantina d’anni sono soltanto i teorici e i grandi virtuosi a godere di questo privilegio. Sarà dalla metà del Cinquecento che si cominceranno a vedere ritratti di compositori, in corrispondenza dell’accresciuto prestigio sociale ed economico che questa figura professionale riesce a conquistare. Tra le più ricche collezioni di musica a stampa del Cinquecento, la biblioteca di Padre Martini (l’odierno Museo Internazionale e Biblioteca della Musica) è un punto d’osservazione privilegiato di questo fenomeno. Nella conversazione verranno presentati e discussi gli esempi più interessanti di ritratto d’autore contenuti nella Biblioteca, anche in riferimento al complesso della produzione musicale a stampa del Cinquecento di cui siamo in possesso.
12 marzo 2022, ore 17:30 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
Massimo Privitera
Il ritratto dell’autore nei libri musicali a stampa del Cinquecento italiano
Nel 2022 ricorre il tricentenario del completamento del manoscritto autografo del Clavicembalo ben temperato, vol. I, di Johann Sebastian Bach. Il capolavoro per strumento a tastiera del compositore tedesco ha una lunga storia della ricezione, della quale l’Italia è parte integrante. Tale ricezione si è articolata in scritti teorici e didattici, edizioni pratiche, interpretazioni eseguite su vari strumenti a tastiera, e adattamenti creativi, come trascrizioni, elaborazioni, arrangiamenti. In particolare, la Conversazione prenderà in esame alcune forme di ricezione creativa che vedono come protagonisti alcuni dei grandi letterati italiani fra Ottocento e Novecento, fra i quali Matilde Serao e Antonio Fogazzaro.
18 marzo 2022, ore 16 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
Chiara Bertoglio
Il Clavicembalo ben temperato in Italia: esempi di adattamento
Spesso un’idea musicale prende forma, esiste nella storia e viene utilizzata prima ancora di acquisire una denominazione univoca che la identifichi. È il caso della Follia, il cui esempio più noto è racchiuso nel brano conclusivo dell’op. V di Arcangelo Corelli. Celata sotto altre spoglie (La gamba, La cara cossa) è presente come schema armonico fino dal XVI secolo. La prima citazione del nome, con riferimento alla provenienza, si trova nel De Musica di Francisco de Salinas (1577). La Follia appare nei libri di chitarra spagnola, in raccolte di canzoni, capricci e sonate per diversi strumenti, o per clavicembalo solo. Attraverso le fonti custodite nel Museo della Musica, ci si propone di tracciare le origini, seguire il percorso e narrare la storia della Follia nei suoi diversi aspetti.
5 marzo 2022, ore 17:30 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
Il rapporto che stringe Mahler, Nietzsche e Schopenhauer costituisce un nodo complesso, e arduo da sciogliere, per giungere ad una comprensione disambiguata del senso musicale della Terza Sinfonia. Da un lato, infatti, abbiamo un riferimento testuale strettissimo, al tema del risveglio, che caratterizza in modo stretto la scelta dei passi dello Zarathustra, che completano il senso della teoria dell’Eterno Ritorno, dall’altra incappiamo in figure che dialogano con altre tradizioni, e orizzonti diversi, come per le criptocitazioni da Hoelderlin che commentano musicalmente quelle parole.
Il senso di tal sovrapposizioni, non sempre individuato, è stato variamente studiato da McGrath, Morten – Solvich, Peter Franklin, e dalle molte figure di riferimento nella esegesi mahleriana delle cosiddette Sinfonie della Natura. Riprendendo un saggio scritto una quindicina di anni fa, vorrei tentare di elaborare alcuni temi interni alla tradizione del creaturale, che riporterebbero la lettura mahleriana di Nietzsche all’interno dell’alveo della filosofia schopenhaueriana, e goethiana, che Mahler ha spesso rivendicato come nodo ispiratore di quei passi. Nello specifico, vorremmo concentrarci sullla formulazione musicale di alcuni nuclei melodici del I movimento della Terza a poter funzionare come un indice narrativo, che permetta una comprensione più articolata dei ritorni tematici nel IV movimento della Terza.
A cura di Athena Musica, in collaborazione con il Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
5 marzo – 3 aprile 2022
Ri-Creazioni 2022 rinnova la collaborazione tra Athena Musica e il Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna. La rassegna, giunta alla V edizione, rilancia il significato originario del progetto: ri-creare il volto delle collezioni museali – strumenti musicali, dipinti, spartiti, libretti d’opera, libri a stampa o manoscritti, e quant’altro – attraverso le loro storie raccontate dalla viva voce dello studioso. La ri-creazione delle collezioni museali è al tempo stesso la ricreazione della mente di chi ascolta, della parte dimenticata del passato che ci appartiene.
5 marzo 2022, ore 17:30
Vania Dal Maso
La Follia: dalle origini a Corelli e oltre
12 marzo 2022, ore 17:30
Massimo Privitera
Il ritratto dell’autore nei libri musicali a stampa del Cinquecento italiano
13 marzo 2022, ore 17:30
Chiara Bertoglio
Il Clavicembalo ben temperato a Bologna, 1722-2022
19 marzo 2022, ore 17:30
Paolo Vittorelli
Ugolino da Orvieto nel Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
26 marzo 2022, ore 17:30
Nicola Badolato
Mosè risorto dall’acque di Giovanni Battista Bassani e l’oratorio musicale tra Ferrara, Bologna e Modena
Sulla scia degli studi sul transfer culturale, le traduzioni d’opera sono diventate negli ultimi decenni oggetto di un numero crescente di studi. Tuttavia, gli studiosi dell’opera hanno finora trascurato le traduzioni dall’italiano al tedesco fatte prima del 1750, nonostante la loro importanza per la storia per i primordi dell’opera tedesca. I teatri pubblici di Amburgo, Lipsia e Braunschweig, in cui si praticava un repertorio primariamente di lingua tedesca per venire incontro a un pubblico meno poliglotta di quello di corte, basavano una parte considerevole del loro repertorio su traduzioni di libretti italiani. I traduttori non solo dovevano occuparsi degli aspetti metrici e semantici, ma anche adattare in maniera più o meno consistente il testo di partenza al nuovo contesto esecutivo e al nuovo pubblico di riferimento. Uno degli aspetti più interessanti di questi fenomeni di riscrittura (riprendendo il concetto di rewriting formulato dal comparatista André Lefevere) è la comicità. Un caso di studio rilevante è la traduzione dei libretti tragicomici di Nicolò Minato (in particolare quelli con filosofi antichi come protagonisti), originariamente scritti per la corte viennese e adattati per la Gänsemarktoper di Amburgo. Le scene comiche di Minato comprendevano per lo più casti giochi di parole, battute sui filosofi e osservazioni satiriche sui membri della corte degli Asburgo. I traduttori tedeschi mantennero solo alcuni di questi elementi nelle loro riscritture: spesso modificarono scene comiche preesistenti e ne crearono di nuove, introducendo talora un registro linguistico volgare (che sarebbe stato fuori contesto alla corte imperiale) e alludendo in maniera satirica alle mode francesi che spopolavano nella città anseatica. L’intervento indagherà alcuni casi di studio relativi a opere viennesi tradotte ad Amburgo al fini di mostrare come temi cari alla dinastia degli Asburgo subissero, nel processo di traduzione/riscrittura, modifiche sostanziali per adempiere a scopi differenti.
In Semiosfere (Tartu 1984), il grande semiologo russo Jurij M. Lotman definiva la cultura come un organismo complesso: uno spazio dinamico, dissonante, polilogico, instabile per definizione, intessuto di flussi di testi che generano dialoghi, intersezioni, movimenti. Lo spazio culturale della semiosfera è un reticolo di testi che si richiamano e si rigenerano gli uni con gli altri: nessun testo è isolato, ma è il condensato di una tradizione intertestuale che include talora anche il rimando ad altre forme mediali.
Il dialogo intertestuale, connaturato di per sé alla produzione di qualsiasi testo, diviene addirittura costitutivo in alcuni generi, come la traduzione e l’adattamento, che sono fra i più potenti stimoli allo sviluppo culturale. La prima è il processo cardine che consente l’acquisizione alla sfera della cultura di testi provenienti dall’esterno, dalla materia amorfa che circonda la semiosfera; il secondo consiste nella generazione di nuovi testi di secondo grado a partire da un testo di primo grado. Quanto più è profondo e polisemico il testo di primo grado (prototesto), tanto più ricca è la progenie di testi di secondo grado (metatesti) che ad esso si richiamano, sicché si può facilmente arguire come la rete intertestuale di cui è intessuta una semiosfera consti di un numero ridotto di prototesti e un numero esponenziale di metatesti. Dalla pagina scritta di Dante, la storia di Paolo e Francesca migra ad esempio in quella del Petrarca, nelle tele di Anselm Feuerbach, Gaetano Previati, Umberto Boccioni, nelle scene di Silvio Pellico e Gabriele d’Annunzio, nelle partiture di Čajkovskij, Zandonai, Mancinelli, nella pellicola di Raffaello Matarazzo ecc.
Per molto tempo la critica delle arti si è approcciata in termini spregiativi al fenomeno degli adattamenti. Il dibattito critico ha finito spesso per polarizzarsi attorno a dicotomie sclerotizzate come autentico versus falso, originale versus derivato, fedele versus infedele. Sebbene tali categorie appaiano oggi obsolete, rimane intatto il valore conoscitivo che può venire dall’approfondimento dei nodi critici e degli assunti che, nella storia, hanno animato la discussione critico-estetica sulle pratiche di adattamento. Dalle polemiche contro il melodramma dei letterati dell’Arcadia a quelle di inizio Novecento sugli adattamenti filmici di romanzi letterari od opere liriche, quelle discussioni hanno implicato di volta in volta giudizi di valore estetico (l’essenza di un’opera d’arte può essere trasferita in un linguaggio altro da quello in cui è stata concepita?), giudizi di valore etico (cosa conduce a parlare di “profanazione” a proposito dell’adattamento di un’opera di acclarato valore artistico?), gerarchizzazioni dei linguaggi (in quali casi la “riduzione” di un testo implica una degradazione del suo valore estetico?), assunti circa i processi di appercezione estesica (come cambia la percezione di un adattamento se lo spettatore serba memoria dell’originale?) ecc.
Il mero accenno a nodi critici di tal genere basta a dimostrare l’insufficienza di una nozione di adattamento come mera “riduzione” di un originale e, a un tempo, l’inadeguatezza della categoria di fedeltà come metro di giudizio per quei prodotti. Più aggiornate e pertinenti chiavi di lettura tendono a considerare i processi di adattamento e i loro prodotti come la riconfigurazione di un testo di partenza in un nuovo e autonomo artefatto culturale, il che comporta sempre la transcodifica del sistema di segni di partenza in un nuovo sistema di segni e convenzioni.
Il ciclo 2022 delle Conversazioni di Athena Musica porrà a tema il fenomeno degli adattamenti in una duplice prospettiva: in chiave teorica, nel senso di una riflessione sui processi semiotici di generazione di uno o più metatesti a partire da un prototesto; in chiave storica, come ricostruzione e documentazione filologica di effettive pratiche di adattamento situate in specifici segmenti temporali e concernenti peculiari tipologie di testi e media:
traduzioni e riscritture nell’opera fra Sei e Settecento (Livio Marcaletti)
adattamenti di classici della musica strumentale (Chiara Bertoglio)
reinterpretazioni e rifacimenti nel fenomeno pop della cover (Stefano Lombardi Vallauri)
riletture in chiave intermediale (Giacomo Albert)
trasferimenti dal musical al film musicale (Marida Rizzuti)
oggettivazioni cinematografiche del romanzo psicologico (Francesco Finocchiaro)
transfer mediali dalle scene operistiche al fumetto (Pessarrodona).
Completa il programma delle Conversazioni 2022 una prestigiosa serie di conferenze su temi liberi:
la IV Sinfonia di Mahler (Carlo Serra)
il pensiero musicale in Kant (Antonio Serravezza) e Hamann (Maurizio Giani)
la trattatistica musicale novecentesca (Anna Ficarella).
Le Conversazioni si terranno parte online, parte in presenza nel Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna.