Conversazioni #8 Il musical dal palcoscenico allo schermo

Che cosa accade a un musical nel passare dal palcoscenico allo schermo? Da questo interrogativo prende avvio la Conversazione, con l’intenzione di indagare i processi di adattamento e trasformazione dalla forma di spettacolo dal vivo alla pellicola cinematografica.
Ci si servirà del confronto fra le versioni teatrali e cinematografiche dei musical West Side Story (1961, 2021) e In the Heights (2008, 2021).
La Conversazione s’incentrerà in particolare sulla tematica identitaria e di come essa prenda forma dal punto di vista musicale, scenografico e drammaturgico nei musical in oggetto: il tema dell’identità è il grimaldello attraverso il quale condurre una riflessione critica sulle pratiche di adattamento e traduzione intersemiotica nel musical cinematografico.

11 novembre 2022, ore 16 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna

Marida Rizzuti & Erica Marchese

Trasformazioni e mutamenti del musical dal palcoscenico allo schermo

L’industria della persuasione

L’industria della persuasione

Il fascismo fece un uso tutt’altro che ingenuo della musica, del cinema e dei mezzi di comunicazione di massa. Sin dalla sua ascesa nel 1922, il regime intraprese un vasto progetto di programmazione della “cultura popolare”: varò una propria estetica, stabilì un canone artistico, costruì una tradizione in senso nazionalistico ed edificò un’enciclopedia culturale a proprio uso e consumo. Il programma d’indottrinamento delle masse e costruzione del consenso messo in atto dal regime fece leva soprattutto su un uso capillare dell’industria culturale, trasformata in una vera e propria “industria della persuasione”. La capillare burocratizzazione della cultura, messa in atto attraverso il controllo delle rappresentanze delle categorie di lavoratori, il sistema di premi e sponsorizzazioni, l’azione degli organi di censura, massimizzò il grado di interventismo dello Stato nella vita artistica, portando nei fatti a una fascistizzazione della cultura di massa italiana. Il regime mussoliniano commissionò creazioni cinematografiche “di tendenza”; bandì concorsi per musiche operistiche e strumentali che celebrassero le imprese del fascismo; incentivò la produzione di inni, canzoni e musiche corali che riunissero il popolo italiano in una sola voce; promosse creazioni delle arti figurative ispirate a un vero e proprio canone estetico di regime.
Una ricca produzione di letteratura critica ha messo a tema negli ultimi anni l’industria culturale del fascismo, prendendo in esame i meccanismi di costruzione del consenso, l’esercizio della censura, la cinematografia “di tendenza”, la cultura popolare, l’apparato industriale e amministrativo, l’immaginazione coloniale, l’attività giornalistica e radiofonica ecc. Da questa operazione di riscoperta storiografica è stata inspiegabilmente tagliata fuori finora la componente musicale: è mancato in altre parole di guardare al ruolo svolto dalla musica nell’industria culturale del fascismo. Ciò ha portato a ignorare la grande parte di un paesaggio musicale quanto mai variegato, stratificato, polistilistico, che pervade il Ventennio in un fluire di parate militari, pellicole, grammofoni, radio ecc. Il presente volume intende colmare questa lacuna storiografica. L’obiettivo comune è promuovere, a cento anni dalla Marcia su Roma, una meditazione collettiva sul ruolo precipuo svolto dalla musica nella edificazione e divulgazione dei miti fondativi del fascismo e nei processi retorici di legittimazione e difesa del regime.

L’industria della persuasione. Musica e mass media nella politica culturale del fascismo, a cura di Francesco Finocchiaro, Torino, Accademia University Press, 2022 (Biblioteca di Athena Musica, 4).

Contributi di Rossella Marisi, Isabella Abbonizio, Stefano A. E. Leoni, Elena Mosconi, Graziella Seminara, Maurizio Corbella, Leonardo Quaresima, Enrico Fubini, Maria Borghesi, Francesco Finocchiaro.

Vai alla presentazione a Rai Radio3 Suite (1° ottobre 2022)

Conversazioni #7 Come leggiamo la nostra storia?

SA

Nel XX e nel XXI secolo la musica ha iniziato – più che in ogni altra epoca – a riflettere su sé stessa e sulla sua storia. La crisi dell’io ha indotto la cultura all’autoriflessività anche nel dominio musicale, convogliando un lavorio di scavo della memoria e delle sue forme. L’astenersi dall’assumere una funzione di mero divertissement e l’acquisizione di una coscienza introspettiva si sono manifestati di pari passo con la profonda rielaborazione della propria memoria. Le modalità secondo cui la musica ha rielaborato la propria storia non sono state però da allora uniformi e omogenee, ma hanno assunto diverse forme a seconda dei tempi e delle geografie.

La Conversazione verterà sulle modalità di rielaborazione della storia e della memoria del cosiddetto “canone classico” nelle arti multimediali recenti, a partire dalla riflessione su due brani del compositore danese Simon Steen-Andersen: TRIO, collage audiovisivo vincitore del SWR Orchestra Prize nei Donaueschinger Musiktage del 2019 e The Loop of the Nibelung, “adattamento” del Ring wagneriano che ha percorso il palcoscenico di Bayreuth in epoca di pandemia. La lettura critica dei due brani sarà condotta alla luce dell’ampio dibattito che si è sviluppato negli anni recenti intorno a due nozioni: l’idea di archivio digitale e quella di archeologia mediale. Proveremo a studiare da una parte come i due brani si collochino – betwixt and between – a cavallo fra le soglie che distinguono i regimi mediali e le epoche storiche, e dall’altra come trattino la storia, quali forme della memoria esse implichino, come si costruisca la relazione tra il passato e il sé. In un secondo momento, confronteremo i risultati della nostra indagine con quanto è avvenuto nelle arti intermediali dagli anni Cinquanta in avanti, nel Ludwig van kageliano e in altri casi, provando a decifrare l’evoluzione nelle forme della rielaborazione della storia e, di conseguenza, a comprendere le specificità della memoria post-digitale attuale.

30 settembre 2022, ore 16 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna

Giacomo Albert

Come leggiamo la nostra storia? Il canone classico nelle arti intermediali, una lettura critica a partire dalle archeologie mediali di Simon Steen-Andersen

Trame sonore 2022

Trame Sonore – Mantova Chamber Music Festival è un festival di respiro internazionale organizzato dall’Orchestra da Camera di Mantova. Giunto alla sua X edizione, il festival si terrà a Mantova in data 1 – 5 giugno 2022.

Si tratta di un appuntamento musicale unico nel suo genere che in cinque giorni offre oltre 150 concerti con 350 artisti provenienti da tutto il mondo come Alfred Brendel, Alexander Lonquich, Ian Bostridge, Giovanni Gnocchi, Ensemble Zefiro, Kelemen Quartet, Giovanni Bietti, Danusha Waskiewicz, Alessandro Solbiati, Gemma Bertagnolli, Reto Bieri e molti altri.

Con l’ormai usuale informalità, alcuni fra i più noti musicisti del panorama internazionale creano un inedito rapporto con il pubblico, ricco di emozioni e interazione, in un format di divulgazione artistica e musicale innovativo.

La sfaccettata offerta artistica spazia da concerti – fruibili all’interno di preziosi luoghi d’arte come Palazzo Ducale, Palazzo Te, Teatro Bibiena – e incontri di carattere musicologico alla Tavola Rotonda tra operatori di settore, il cui tema è “Il codice dello spettacolo e le nuove prospettive”.

Il Festival presenta quest’anno percorsi tematici (le “trame” appunto) dedicati a musica barocca, contemporanea, francese, al classicismo viennese, alle Incompiute… in tutto 18 trame che intrecciano musica e arte in un’esperienza culturale galvanizzante.

Qui il programma completo.

 

I linguaggi dell’ineffabile

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Enrico Fubini – Laurence Wuidar, I linguaggi dell’ineffabile. Musica e mistica: tradizioni ebraiche e cristiane a confronto, Pisa, ETS, 2022

Questo volume si presenta come una riflessione sugli intrecci tra cultura musicale e tradizioni mistiche nell’ebraismo e nel cristianesimo. Il libro, scritto a quattro mani, tesse un dialogo tra i due autori, collegando il pensiero mistico con quello musicale nelle sue ramificazioni filosofiche ed estetiche. Partendo dalla letteratura mistica ebraica e cristiana – dallo Zohar ai libri di visioni e rivelazioni, dai testi della kabbalà ebraica ai racconti di estasi musicali della tradizione cristiana – tocca una serie di temi che vanno dal ruolo della musica quale linguaggio al di là del linguaggio verbale, al potere del canto nell’elevazione mistica fino all’incontro con l’Altro, incontro per natura ineffabile.

Transtilizzazione estensiva da ipotesto duplice: le cover di The Andre di canzoni trap

Non si prenda questo titolo troppo sul serio. Il contrasto tra la prima parte, che con riguardo ai risultati dell’analisi s’innalza al gergo specialistico della narratologia, e la seconda parte, che con riguardo all’oggetto dell’analisi si abbassa al genere musicale pop, e proprio in ultimo scade al vituperatissimo dei sottogeneri, la trap, questo contrasto vuole riprodurre il programma umoristico che sottende l’operazione artistica analizzata: smascherare la presunta incolmabile distanza tra arte eccelsa e arte infima.

Nella sua prima produzione, The Andre canta testi trap (autentici o parodici) con impostazione vocale pressoché identica a quella di Fabrizio De André. Le sue sono cover, dunque, il cui materiale di partenza non è solo una singola canzone, bensì questa più un secondo ipotesto, o estensivamente ipo-materia, che è una condotta vocale. In termini di teoria dell’adattamento, l’operazione consiste – rimanendo nell’assetto mediale di partenza del genere canzone, senza sconfinamenti transmediali – nell’adattare la trap a De André, o De André alla trap, ma con effetti di trasformazione (e a dire il vero di straniamento) radicali, non meno cospicui di quelli prodotti dai tipi di adattamento che alterano l’assetto mediale di partenza. Anzi, con effetto paradossale, ma in realtà come in tante circostanze percettivo-estetico-culturali, la differenza materialmente più piccola è quella più importante.

27 maggio 2022, ore 16 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna

Stefano Lombardi Vallauri

Transtilizzazione estensiva da ipotesto duplice: le cover di The Andre di canzoni trap

Conversazioni #4 La fantasia musicale in Kant

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Kant parla brevemente della “fantasia” musicale, intesa essenzialmente come pratica improvvisativa, nell’Antropologia (oltre che nelle lezioni che la precedono) e nella Critica del Giudizio. Nelle due opere si adottano prospettive completamente diverse, ma in entrambe il filosofo propone considerazioni ricche di interesse perché permettono di cogliere alcuni snodi fondamentali del suo pensiero sulla bellezza e sull’arte. Inoltre, a partire da queste riflessioni, è possibile far luce sul rapporto di Kant con la musica (rapporto, com’è noto, tutt’altro che facile) e soprattutto risalire alle situazioni storiche specifiche che possono aver alimentato le idee sulla fantasia musicale. Infine, allargando il discorso alla cultura musicale del tempo, si può constatare come l’estetica kantiana abbia avuto un significato ambivalente, concedendo da un lato scarso valore a un’arte che, nella sua prospettiva, appariva superficiale e povera, ma dall’altro alimentando il culto della “musica pura” e aprendo la strada alle idee romantiche.

8 aprile 2022, ore 16 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna

Antonio Serravezza

La fantasia musicale in Kant

Ri-Creazioni #6 Paolo Gozza

Wunderkammer

Il Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna conserva tra le proprie collezioni un libro raro, scritto da un medico e alchimista accreditato alla corte di Rodolfo II Imperatore a Praga: Michael Maier (1568-1622). Il libro presenta 50 emblemi, ossia immagini simboliche ciascuna delle quali è corredata da un motto, da un epigramma, da una fuga musicale a tre voci e da un discorso in lingua latina. Il sottotitolo spiega che il libro è la ricreazione del lettore: gli emblemi si vedono, leggono, meditano, comprendono, giudicano, e infine si cantano e odono. Non è tutto: il loro senso è celato nel grembo della natura che l’arte alchemica disvela con l’intervento della musica evocata dal mito d’Atalanta. Mitologia e alchimia convergono nel contrappunto delle tre voci, i tre pomi d’oro della favola.

Per la ricchezza e l’ermetismo dell’Atalanta la conferenza prevede due letture in due giorni consecutivi.

2-3 aprile 2022, ore 17:30 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna

Paolo Gozza

L’Atalanta Fugiens (1618) di Michael Maier

Ri-Creazioni #5 Nicola Badolato

Wunderkammer

L’attività musicale di Giovanni Battista Bassani, padovano d’origine e ferrarese d’adozione, è indissolubilmente legata al genere musicale dell’oratorio – L’esaltazione di S. Croce (1675), L’Epulone (1675); La tromba della divina misericordia (1676) –, per il quale si contraddistinse negli ambienti culturali di Ferrara, Modena e Bologna tra fine Sei e inizio Settecento. La conferenza renderà conto dei lavori in corso per l’edizione critica del Mosè risorto dall’acque, eseguito per la prima volta nel 1696 nell’Accademia della Morte di Ferrara e replicato due anni dopo, a Bologna, nella residenza privata del conte Ludovico Rizzardo Malvasia.

26 marzo 2022, ore 17:30 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna

Nicola Badolato

Mosè risorto dall’acque di Giovanni Battista Bassani e l’oratorio musicale tra Ferrara, Bologna e Modena