Protagonista dell’ultima delle Ri-creazioni del 2023 è stato l’immenso ritratto a figura intera di Carlo Broschi detto ilFarinelli, dipinto da Corrado Giaquinto.
Assieme a Lorenzo Bianconi, professore emerito di Musicologia e Storia della musica all’Università di Bologna e uno dei massimi esperti di drammaturgia musicale (nonché uno dei “padri fondatori” del Museo della Musica di Bologna), ci siamo immersi nel mondo del dramma per musica del XVIII secolo con un’affascinante narrazione che ha contenuto una vera e propria “primizia”: l’ascolto del brano musicale riprodotto sul foglio di carta da musica ai piedi del cantante.
Il Farinelli di Corrado Giaquinto: il lusso disdegnato, l’intatta fedeltà
Narrazione musicale con Lorenzo Bianconi
Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
Sogno e musica sono affini?
In questo speciale incontro in due puntate indagheremo il rapporto tra mito, sogno e musica attraverso il manoscritto B44 (conservato in biblioteca), scritto nel 1610 dall’umanista bolognese Ercole Bottrigari, che contiene la traduzione dei commenti di Macrobio e Plutarco sul Somnium Scipionis di Cicerone e sul Timeo di Platone.
Tema comune a entrambi è quello della musica mundana, l’idea di un cosmo musicale oggetto di un sogno (Cicerone) o di un mito (Platone).
Alcuni momenti della splendida conferenza di Vania Dal Maso al Museo della Musica, che ha inaugurato la VI edizione delle Ri-Creazioni e, con essa, le attività di Athena Musica per l’anno 2023.
Tornano le Ri-Creazioni. Le collezioni museali raccontate
A cura di Athena Musica, in collaborazione con il Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
Scintille di mvsica di Giovanni Maria Lanfranco (1533) è il primo trattato musicale pubblicato nella universale italiana favella che affronta la teoria modale e la musica piana e mensurata ma anche la realizzazione pratica della musica. Entreremo in questo suggestivo mondo musicale assieme a Vania dal Maso, che ricreerà sul monocordo alcune scintille, le brillanti dimostrazioni di Lanfranco sui vari modi di realizzare il contrappunto, sulla divisione della corda per ricavare le diverse note e sulle diverse accordature dei vari strumenti.
Continua il ciclo di incontri promosso dall’Università IULM insieme ad Athena Musica, intitolato “L’insegnamento sulla musica e il suono nei formati audiovisivi”.
Ogni incontro è accessibile attraverso il medesimo link:
Il filosofo tedesco Johann Georg Hamann è oggi sconosciuto ai più, ma il suo pensiero antilluminista e controcorrente influenzò scrittori e pensatori come Goethe (che lo definì “la mente più lucida del suo tempo”), Hegel e Kierkegaard.
Uomo dalla vita irregolare, fu amico di Kant, ma anche il suo primo avversario intellettuale, avendo elaborato molti degli elementi che dilagheranno nel secolo successivo: dallo spirito romantico alla mistica della natura, dalla sfiducia nella ragione all’importanza dell’esperienza estetica e musicale che, all’interno del suo pensiero teologico e della sua vita (Hamann fu anche liutista), ebbe uno spazio centrale.
16 dicembre 2022, ore 16 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
Un ciclo di incontri online promosso dal Dipartimento di Comunicazione, arti e media della IULM.
Negli ultimi anni si stanno sempre più diffondendo in Italia insegnamenti accademici – dal lato sia musicologico sia filmologico sia dei media studies – che hanno per oggetto la musica e il suono nei diversi media e formati audiovisivi (cinema, televisione, videogame, web ecc.).
Il ciclo di incontri intende promuovere una riflessione collettiva e di taglio trasversale sul tema, coinvolgendo oltre 25 studiosi e/o professionisti che sul territorio nazionale insegnano materie inerenti all’argomento.
Il ciclo di incontri a cura del prof. Stefano Lombardi Vallauri, docente di Laboratorio di musica per i media presso il nostro Ateneo, e patrocinato dall’associazione di studi di estetica musicale Athena Musica, ha avuto inizio lo scorso 17 novembre.
Questo il calendario degli appuntamenti:
giovedì 17 novembre, Alessandro Cecchi
martedì 29 novembre, Maurizio Corbella
lunedì 5 dicembre, Fabio Vittorini
martedì 20 dicembre, Mimmo Gianneri
mercoledì 11 gennaio, Simone Dotto
lunedì 16 gennaio, Massimo Mariani
mercoledì 18 gennaio, Marco Cosci
venerdì 20 gennaio, Leo Izzo
mercoledì 25 gennaio, Roberto Calabretto
giovedì 9 febbraio, Matteo Giuggioli
lunedì 13 febbraio, Rossella Spinosa
mercoledì 15 febbraio, Marco Targa
martedì 21 febbraio, Marco Testoni
martedì 28 febbraio, Andrea Valle
martedì 7 marzo, Lucio Spaziante
martedì 14 marzo, Emilio Sala
martedì 21 marzo, Paola Valentini
lunedì 3 aprile, Marida Rizzuti
giovedì 13 aprile, Giacomo Albert
martedì 18 aprile, Ilario Meandri
in data da definirsi, gli incontri con Giorgio Biancorosso, Daniela Cardini, Francesco Finocchiaro, Renata Scognamiglio, Graziella Seminara, Gianni Sibilla, Gaia Varon.
Tutti gli incontri si tengono dalle 18:00 alle 19:00
La trattatistica specializzata sull’orchestrazione ha una storia relativamente breve. Nati nel tardo XVIII secolo in area francofona, gli scritti dedicati all’orchestrazione sono stati a lungo caratterizzati da un approccio pratico, che sembra quasi escludere ogni aspetto speculativo nella presentazione dei precetti teorico-pratici. L’idea che ‘strumentare’ sia un’abilità eminentemente artigianale e subordinata all’essenza del comporre è fortemente radicata nel sensus communis di pedagoghi, teorici e compositori, almeno sino a metà Ottocento. Il trattato d’orchestrazione sembrerebbe, pertanto, una tipologia testuale secondaria, priva di quello spirito filosofico che da sempre accompagna, nella trattatistica, la trasmissione sistematica dei fondamenti della teoria e della prassi musicale. Un mutamento in tale ordine di cose avviene in coincidenza con la graduale emancipazione del timbro dal suo stato di palese inferiorità: ciò si verifica, com’è noto, grazie al contributo di teorici, didatti e compositori nei primi decenni dell’Ottocento che trasportano il fattore strumentale da un ambito solo ‘sensibile’ su un piano poetico-emotivo. Nonostante tale innovazione, l’impianto teorico del trattato d’orchestrazione si cristallizza in una presentazione sinottica delle famiglie strumentali, da cui a fatica emerge la componente speculativa. Tanto più si distingue, per la novità dell’approccio, il trattato Die neue Instrumentation che Egon Wellesz (1885-1974) pubblicò in due volumi nel 1928/29. Wellesz fu un compositore e musicologo, allievo di Arnold Schönberg e di Guido Adler, emigrato da Vienna in Gran Bretagna a causa delle sue origini ebraiche a seguito dell’Anschluss dell’Austria con il Reich nazionalsocialista tedesco. La sua era una personalità vivace, con interessi diversi in molti campi, compresa la letteratura e le lingue. Noto per i suoi studi sulla musica bizantina, dopo la Seconda guerra mondiale decise di restare all’Università di Oxford, dove svolse un’intensa attività accademica, proseguendo anche quella di compositore, sia pure con i limiti imposti dagli impegni universitari. Il suo trattato sulla “nuova strumentazione”, ingiustamente negletto, rappresenta tuttora un lavoro imprescindibile per chi si occupi della produzione sinfonica ai primordi del XX secolo. L’impostazione teorica del compendio di Wellesz si distingue nettamente da quello di altri lavori di storia della strumentazione, non solo coevi, diffusi soprattutto in Francia e in Germania a partire dal successo del Grand traité d’instrumentation et d’orchestration modernes di Berlioz (1843-44, 1855), tradotto in tedesco e aggiornato da Richard Strauss nel 1905. Wellesz era convinto che fosse necessaria una ricostruzione sistematica delle tendenze in auge all’inizio del Novecento nella scrittura orchestrale dei maggiori compositori sinfonici post-wagneriani. La presentazione della materia non doveva avvenire, secondo Wellesz, soltanto attraverso la tradizionale sinossi sull’impiego di singoli strumenti o famiglie strumentali, bensì mediante un’analisi del trattamento orchestrale inteso come parte sostanziale del costrutto compositivo. Nel caratterizzare il passaggio dall’orchestra abnorme della fin de siècle sino alla Kammerorchester degli anni Venti, Wellesz introduce categorie fondamentali, successivamente recepite dalla storiografia in concetti ben noti quali Verschmelzungsklang/Spaltklang. Particolarmente significative sono le analisi proposte da Wellesz del rapporto tra orchestrazione e condotta polifonica in Mahler e in Richard Strauss, utilizzando concetti di matrice schönberghiana, tra cui quello di Auflockerung (allentamento). L’indagine sull’approccio analitico innovativo ed ‘eccentrico’ del trattato di Wellesz potrebbe pertanto diventare un contributo a una ‘teoria della strumentazione’ che, come direbbe Carl Dahlhaus, è tutta ancora da scrivere.
2 dicembre 2022, ore 16 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
Anna Ficarella
Le novità del trattato ‘Die neue Instrumentation’di Egon Wellsz
Tema della Conversazione è il fumetto a tema musicale. La discussione sulle problematiche teoriche e possibilità espressive degli adattamenti fumettistici di opere liriche trarrà spunto dall’analisi delle graphic novels di Philip Craig Russell, autore di fumetti “musicali” ispirati a Parsifal, Salome, Il flauto magico, l’Anello del Nibelungo, Cavalleria rusticana, I pagliacci,ecc., nonché di Liederdi Mahler e Wolf.
I fumetti operistici di Craig Russell propongono una “musicalizzazione” della graphic novel in chiave di adattamento drammaturgico-musicale: dal trattamento delle arie alla narrazione delle emozioni, dal ritmo dell’azione al contrappunto, all’uso dei Leitmotive, per non parlare dei momenti puramente musicali come preludi, interludi ed intermezzi.
Fra i pochi compositori italiani dediti al cinema in modo non occasionale, Nino Rota ha legato principalmente il suo nome a due prestigiosi sodalizi: quello con Federico Fellini, iniziato nel 1952 con Lo sceicco bianco, e quello con Luchino Visconti, aperto nel 1957 con Le notti bianche. Nella ricca filmografia rotiana, impreziosita da opere oggi di unanime apprezzamento come 8 1/2, Amarcord, Rocco e i suoi fratelli, La dolce vita ecc., occupa un posto a sé la partitura per il Gattopardo (1963). Basata quasi interamente su una composizione giovanile (la Sinfonia sopra una canzone d’amore, composta fra il ’46 e ’47 e rimasta a lungo ineseguita), la musica per il film non ha conosciuto una fortuna critica paragonabile alla sua popolarità. Se sul film di Visconti ha gravato a lungo, per proprietà transitiva, la pesante censura espressa da certa critica militante verso il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, la musica di Rota è stata frettolosamente liquidata come un ibrido mal riuscito fra musica assoluta e musica funzionale.
A un approccio analitico scevro da snobismi e pregiudizi, l’opera di Visconti e Rota si rivela invece densa di valori drammaturgici. La derubricazione della musica rotiana sotto la categoria peggiorativa di compilation soundtrack ha portato a sottovalutare i procedimenti di adattamento e rifunzionalizzazione che sono all’origine di episodi di raffinata costruzione scenica. L’assunzione, di gusto quasi mahleriano, di mondi musicali qualitativamente eterogenei – dai temi lirico-sinfonici alle marcette popolari, dai canti di strada ai ballabili – è stata liquidata snobisticamente come un tradimento dei valori musicali intrinseci, senza che si intuisse, se non in minima parte, il nesso fra le scelte musicali più spiazzanti e l’intenzione interpretativa globale del regista. Soprattutto, è mancata un’analisi dell’opera di Visconti e Rota in chiave di “rimediazione” del capolavoro lampedusiano, vale a dire di adattamento della tecnica narrativa del romanzo psicologico a una drammaturgia inerentemente filmico-musicale.
18 novembre 2022, ore 16 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
Francesco Finocchiaro
“Noi fummo i Gattopardi”: immagini musicali da Tomasi di Lampedusa a Visconti