#6 Performance studies & Media studies

1 gouldIl performative turn che ha investito la musicologia negli ultimi anni ha prodotto risultati modesti, conseguenza delle motivazioni in gran parte ideologiche che ne hanno ispirato la proposta. Tuttavia si è trattato di un’occasione di riflessione importante, poiché ha chiamato la musicologia storica al confronto con altri paradigmi e modelli teorici, con altre metodologie e prospettive disciplinari. Tra aperture incondizionate e chiusure pregiudiziali, pochi hanno dimostrato interesse a un confronto critico con la varietà di stimoli provenienti non tanto dalla musicologia “culturalmente orientata”, che quelle istanze ha filtrato in modo insoddisfacente, quanto direttamente dalle altre discipline convocate.

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Sulla base di tali considerazioni ho inteso sondare il potenziale della ricerca interdisciplinare in direzione di un riorientamento degli studi musicali. Ho dunque intrapreso un impegnativo dialogo con gli ambiti dei performance studies e dei media studies, che ho finito per considerare, richiamando McLuhan, come le “estensioni” di una musicologia storica che, analogamente all’etnomusicologia, si spinga ad attivare sinergie con le altre discipline in vista di un sostanziale rafforzamento. Se condotto in modo radicale, il confronto interdisciplinare diventa infatti un’occasione preziosa per mettere alla prova la tenuta di assunti che all’interno di una disciplina difficilmente vengono tematizzati e discussi, perché ritenuti autoevidenti. La completa disponibilità a mettere in discussione i propri assunti è dunque cruciale per attivare un confronto metateorico che consenta di creare un’interfaccia irriducibile tanto alle singole discipline quanto alla loro somma, in vista di un’integrazione.

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Per misurare le ricadute concrete di questo tipo di confronto, porterò due esempi che mettono in luce come la creazione di ponti trasformi entrambe le sponde disciplinari anziché semplicemente collegarle. Il primo esempio riguarda il ruolo del testo nell’approccio alla performance musicale. L’assimilazione della prospettiva dei performance studies mi ha permesso, in questo caso, di proporre un modello di testualità che tiene conto dei limiti rilevati da quella disciplina tanto nella musicologia storica quanto in quella culturalmente orientata; al tempo stesso, la mia formazione musicologica storica mi ha permesso di cogliere alcuni limiti dei performance studies, che tendono a mettere al bando la dimensione del testo per consuetudine disciplinare, e di proporre una riflessione condivisibile a partire dai loro assunti. Il dialogo che ho potuto sostenere con Philip Auslander è stato in tal senso illuminante.

4 esempio anticoIl secondo esempio riguarda la ripresa di teorie sviluppate nei media studies contemporanei. In questo caso ho proposto una rimodulazione del campo di relazioni tra testo, performance e media in musica, in modo da accantonare tentazioni essenzialiste che sono alla base di visioni gerarchizzanti collegate a interpretazioni dicotomiche delle forme di esperienza musicale. Desumo il modello della radical mediation da Richard Grusin, un confronto col quale sarebbe decisivo per una sua valida messa a punto.

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6 aprile 2021, ore 17

Alessandro Cecchi

Performance studies & Media studies: le estensioni della musicologia. Prospettive interdisciplinari per un possibile riorientamento degli studi musicali