Kant parla brevemente della “fantasia” musicale, intesa essenzialmente come pratica improvvisativa, nell’Antropologia (oltre che nelle lezioni che la precedono) e nella Critica del Giudizio. Nelle due opere si adottano prospettive completamente diverse, ma in entrambe il filosofo propone considerazioni ricche di interesse perché permettono di cogliere alcuni snodi fondamentali del suo pensiero sulla bellezza e sull’arte. Inoltre, a partire da queste riflessioni, è possibile far luce sul rapporto di Kant con la musica (rapporto, com’è noto, tutt’altro che facile) e soprattutto risalire alle situazioni storiche specifiche che possono aver alimentato le idee sulla fantasia musicale. Infine, allargando il discorso alla cultura musicale del tempo, si può constatare come l’estetica kantiana abbia avuto un significato ambivalente, concedendo da un lato scarso valore a un’arte che, nella sua prospettiva, appariva superficiale e povera, ma dall’altro alimentando il culto della “musica pura” e aprendo la strada alle idee romantiche.
8 aprile 2022, ore 16 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
Antonio Serravezza