Pietro Verri. Teorico delle arti (Recensione)

Paolo Gozza, Pietro Verri. Teorico delle arti, Roma, Storia e Letteratura, 2017

Pietro Verri. Teorico delle arti è un saggio concepito a partire da un corso di Estetica della musica tenuto da Paolo Gozza all’Università di Bologna e dell’originaria destinazione didattica mantiene la chiarezza argomentativa ed espositiva.

In linea con la vocazione interdisciplinare che ha sempre contraddistinto la sua ricerca scientifica, l’autore fa della ricostruzione della teoria estetica di Verri un’occasione per collocare il contributo intellettuale del pensatore milanese nell’ambito del più vasto dibattito sviluppato dagli illuministi lombardi negli ultimi decenni del xviiisecolo in una prospettiva culturale affatto europea. Non per caso l’indagine sulla concezione dell’arte e della bellezza, enunciata da Verri in maniera non sistematica soprattutto nelle pagine sparse pubblicate sulla rivista «Il Caffè», è preceduta dall’esposizione di quella «scienza della sensibilità», delineata nel Discorso sull’indole del piacere e del dolore (1781), che per Gozza costituisce il trait-d’uniontra la riflessione antropologica e il pensiero estetico del nostro.

Con convincenti argomentazioni l’autore sottolinea le radici cartesiane del pensiero di Verri, che procede more geometricosulla base della rigorosa adozione del metodo deduttivoe che, sulla scorta di Descartes, si fonda sulla «centralità del soggetto nella teoria della conoscenza»; d’altra parte il recupero del variegato orizzonte filosofico di Verri – che spazia da Platone al sensismo, passando per la filosofia rinascimentale di Marsilio Ficino  e Gerlamo Cardano – consente di porre in evidenza l’importanza del suo contributo alla teoria estetica di Kant, nell’individuazione del «soggetto sensibile» quale protagonista e destinatario dell’esperienza artistica.

Punto d’arrivo della complessa e articolata disamina dell’autore è la riflessione verriana sulla musica, della quale sono poste in evidenza le debolezze strutturali sul piano speculativo ma anche gli aspetti di originalità: mentre sancisce il definitivo superamento del modello quadriviale di ascendenza boeziana in linea con la collocazione settecentesca della musica tra le “arti belle”, quella riflessione sposta il proprio baricentro sulla dimensione ‘estesica’ della percezione e dell’interpretazione restituendo una visione ‘eccentrica’ dell’esperienza musicale, reputata più ambigua, instabile e perturbante di qualsiasi altra esperienza artistica.

Pietro Verri. Teorico delle artisi colloca a pieno titolo nell’ambito dei contributi che l’autore ha dato allo studio della storia dell’estetica, tanto più rilevanti in quanto contrassegnati da un approccio critico e problematico allo stesso statuto epistemologico di questa disciplina filosofica, esplicitato nel volume realizzato a due mani con Antonio Serravezza, Estetica e musica. L’origine di un incontro(Bologna, CLUEB, 2004); al tempo stesso costituisce un modello ‘didattico’ esemplare nella misura in cui la concentrazione su un definito oggetto di analisi si dilata a una riflessione ad ampio spettro che interseca molteplici settori disciplinari nella rivendicazione di una visione unitaria della conoscenza.

Graziella Seminara