
Un altro anno accademico, questo 2020/21, forzatamente vissuto tra schermi di computer e didattica a distanza, a scapito di attività concertistiche, masterclass e occasioni di musica d’insieme. E così, tra le mura (dovremmo meglio dire i bytes) del Conservatorio di Padova è stato varato un ciclo di conferenze online di musicologia – curato da Alessio Ruffatti – incentrato sui rapporti tra fonti, processo creativo, interpretazione e ricezione delle opere musicali.
La serie di incontri è stata accolta con entusiasmo dagli studenti: le conferenze hanno offerto l’opportunità di confrontarsi con specialisti in diversi ambiti musicologici, chiamati a rappresentare un certo tipo di ricerca scientifica che si spera diventi sempre più presente all’interno dei conservatori italiani. Questi incontri di matrice scientifica, ciascuno con una propria specificità di temi, approcci e linguaggi di settore, hanno avuto indubbiamente il merito di mediare fra rigore scientifico e approccio divulgativo. Ogni studente ha potuto carpire qualcosa di utile e stimolante, non solo per l’arricchimento del proprio percorso di studi, ma anche nell’ottica di uno sviluppo generale del pensiero critico.
Quattro conferenze, tra le altre, hanno promosso una riflessione sulla tecnologia nel rapporto con la creazione, la performance e l’ascolto della composizione musicale. Questo potrebbe dirsi il trait d’union fra il processo di revisione della Quinta Sinfonia di Gustav Mahler (ne ha parlato Anna Ficarella), la figura di Glenn Gould in bilico fra interpretazione musicale e fonografia (Veniero Rizzardi), le aporie del restauro cinematografico (Francesco Finocchiaro) e la concezione del Prometeo di Luigi Nono (Laura Zattra): lo stretto legame fra tecnologia (in senso lato), creatività e processi ricettivi offre la possibile chiave di lettura di un sotteso filo conduttore attraverso il ciclo di conferenze.
Per ognuno dei casi citati, la ricostruzione del processo poietico attraverso fonti e testimoni disponibili suggerisce di pensare al medium come a uno strumento espressivo e creativo in musica. Senza scomodare McLuhan, emerge il ruolo determinante del medium nello sfaccettare e caratterizzare un testo, chiuso o aperto che sia, e nell’orientarne la fruizione. Con ciò, non ci riferiamo solo alle “nuove” tecnologie musicali, ma anche all’orchestra mahleriana – strumento fondamentale per realizzare l’esecuzione attraverso una iperdettagliata notazione e per conformarla all’idea musicale che vive nell’immaginario del compositore. Analogamente, Gould sfrutta in modo visionario gli strumenti fonografici come ausilio all’interpretazione, ricercando e creando quel valore aggiunto che renda l’incisione, in una peculiare dimensione di fruizione, un’occasione di ascolto unica. Altri musicisti sfruttano la tecnologia a loro disposizione in funzione della resa ottimale di un messaggio musicale, da un lato facendo proprie logiche di utilizzo, tecniche concettuali e potenzialità di una tecnologia esistente e dall’altro stimolandone ulteriori sviluppi.
Dal cinema delle origini, il nesso musica-immagine evolve nel tempo: si veda ad esempio in che modo i codici dei moderni testi audiovisivi orientino le operazioni di restauro di un film come Metropolis di Fritz Lang. Allo stesso modo cambiano i linguaggi anche nel panorama della musica d’arte, ed è con Nono e la sua “tragedia dell’ascolto” che si ha un altro fulgido esempio di un impegno compositivo teso a perfezionare la tecnologia esistente. L’uso del Sistema “4i”, insieme a una struttura lignea che creasse un suggestivo ambiente di fruizione, era condizione essenziale per poter avviare il processo creativo ed esprimere compiutamente l’idea musicale. Da qui l’esigenza di un lavoro di co-creazione con figure specialistiche e la collaborazione con il Centro di Sonologia Computazionale di Padova.
Un doppio filo lega tecnologia, creatività e ricezione estetica: la tecnologia influenza le pratiche di creazione e fruizione, nel contempo queste ultime possono favorire il perfezionamento e lo sviluppo di nuove tecnologie. A dispetto dell’apparente linearità di un percorso concettuale di questo tipo, l’ideazione di nuove tecnologie in funzione di un atto di creatività artistica è in realtà una questione complessa che si scontra inevitabilmente con quella della imprevedibilità della propria contemporaneità. Una riflessione musicologica su tale nesso ha il vantaggio di aprire uno squarcio sulla dialettica fra tecnologie mediali, processi creativi e pratiche estesico-percettive.
Marianna Musacchio