
In Semiosfere (Tartu 1984), il grande semiologo russo Jurij M. Lotman definiva la cultura come un organismo complesso: uno spazio dinamico, dissonante, polilogico, instabile per definizione, intessuto di flussi di testi che generano dialoghi, intersezioni, movimenti. Lo spazio culturale della semiosfera è un reticolo di testi che si richiamano e si rigenerano gli uni con gli altri: nessun testo è isolato, ma è il condensato di una tradizione intertestuale che include talora anche il rimando ad altre forme mediali.
Il dialogo intertestuale, connaturato di per sé alla produzione di qualsiasi testo, diviene addirittura costitutivo in alcuni generi, come la traduzione e l’adattamento, che sono fra i più potenti stimoli allo sviluppo culturale. La prima è il processo cardine che consente l’acquisizione alla sfera della cultura di testi provenienti dall’esterno, dalla materia amorfa che circonda la semiosfera; il secondo consiste nella generazione di nuovi testi di secondo grado a partire da un testo di primo grado. Quanto più è profondo e polisemico il testo di primo grado (prototesto), tanto più ricca è la progenie di testi di secondo grado (metatesti) che ad esso si richiamano, sicché si può facilmente arguire come la rete intertestuale di cui è intessuta una semiosfera consti di un numero ridotto di prototesti e un numero esponenziale di metatesti. Dalla pagina scritta di Dante, la storia di Paolo e Francesca migra ad esempio in quella del Petrarca, nelle tele di Anselm Feuerbach, Gaetano Previati, Umberto Boccioni, nelle scene di Silvio Pellico e Gabriele d’Annunzio, nelle partiture di Čajkovskij, Zandonai, Mancinelli, nella pellicola di Raffaello Matarazzo ecc.
Per molto tempo la critica delle arti si è approcciata in termini spregiativi al fenomeno degli adattamenti. Il dibattito critico ha finito spesso per polarizzarsi attorno a dicotomie sclerotizzate come autentico versus falso, originale versus derivato, fedele versus infedele. Sebbene tali categorie appaiano oggi obsolete, rimane intatto il valore conoscitivo che può venire dall’approfondimento dei nodi critici e degli assunti che, nella storia, hanno animato la discussione critico-estetica sulle pratiche di adattamento. Dalle polemiche contro il melodramma dei letterati dell’Arcadia a quelle di inizio Novecento sugli adattamenti filmici di romanzi letterari od opere liriche, quelle discussioni hanno implicato di volta in volta giudizi di valore estetico (l’essenza di un’opera d’arte può essere trasferita in un linguaggio altro da quello in cui è stata concepita?), giudizi di valore etico (cosa conduce a parlare di “profanazione” a proposito dell’adattamento di un’opera di acclarato valore artistico?), gerarchizzazioni dei linguaggi (in quali casi la “riduzione” di un testo implica una degradazione del suo valore estetico?), assunti circa i processi di appercezione estesica (come cambia la percezione di un adattamento se lo spettatore serba memoria dell’originale?) ecc.
Il mero accenno a nodi critici di tal genere basta a dimostrare l’insufficienza di una nozione di adattamento come mera “riduzione” di un originale e, a un tempo, l’inadeguatezza della categoria di fedeltà come metro di giudizio per quei prodotti. Più aggiornate e pertinenti chiavi di lettura tendono a considerare i processi di adattamento e i loro prodotti come la riconfigurazione di un testo di partenza in un nuovo e autonomo artefatto culturale, il che comporta sempre la transcodifica del sistema di segni di partenza in un nuovo sistema di segni e convenzioni.
Il ciclo 2022 delle Conversazioni di Athena Musica porrà a tema il fenomeno degli adattamenti in una duplice prospettiva: in chiave teorica, nel senso di una riflessione sui processi semiotici di generazione di uno o più metatesti a partire da un prototesto; in chiave storica, come ricostruzione e documentazione filologica di effettive pratiche di adattamento situate in specifici segmenti temporali e concernenti peculiari tipologie di testi e media:
- traduzioni e riscritture nell’opera fra Sei e Settecento (Livio Marcaletti)
- adattamenti di classici della musica strumentale (Chiara Bertoglio)
- reinterpretazioni e rifacimenti nel fenomeno pop della cover (Stefano Lombardi Vallauri)
- riletture in chiave intermediale (Giacomo Albert)
- trasferimenti dal musical al film musicale (Marida Rizzuti)
- oggettivazioni cinematografiche del romanzo psicologico (Francesco Finocchiaro)
- transfer mediali dalle scene operistiche al fumetto (Pessarrodona).
Completa il programma delle Conversazioni 2022 una prestigiosa serie di conferenze su temi liberi:
- la IV Sinfonia di Mahler (Carlo Serra)
- il pensiero musicale in Kant (Antonio Serravezza) e Hamann (Maurizio Giani)
- la trattatistica musicale novecentesca (Anna Ficarella).
Le Conversazioni si terranno parte online, parte in presenza nel Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna.
Qui il calendario completo.