Il ‘corpo sonoro’

Etereo, ineffabile, sfuggente, caduco, eppure… Il suono è stato dotato nella cultura occidentale di un ‘corpo’!

Siamo talmente abituati a sentir nominare il concetto di ‘corpo sonoro’, l’associazione tra i due elementi ci è così familiare, che stupirsi di fronte a questo accostamento è diventato quasi difficile: un po’ come Newton con la mela. Interrogarci sulla natura di quest’associazione non ci condurrà di certo a riformulare le leggi della fisica, ma chissà, ci potrà forse dire qualcosa sul modo in cui una parte della nostra cultura occidentale ha pensato e immaginato il suono.

La ricerca parte con molte domande, e senza un indirizzo preciso.

Cosa c’è di meno ‘corporeo’, a livello intuitivo, del suono che non si vede e che svanisce nel nulla? In che contesto nasce l’idea di dotare per la prima volta il suono di un ‘corpo’? E da quando è spuntata quest’idea, è rimasta fedele a se stessa, o si è adattata mano a mano alle epoche, ai pensieri, alle necessità (com’è immaginabile…)? E cosa implica esattamente questo dotare l’evanescente suono di un corpo? A che necessità della mente risponde? È stato chiamato ‘corpo’ in tutte le lingue e da subito? O prima si parlava di una dimensione materiale del suono in altri termini? E, se del caso, quando avviene il mutamento e cosa implica? In che modo la metafora del ‘corpo sonoro’ ha arricchito la riflessione sulla musica?

Non sarà possibile affrontare tutte queste domande. Al fine dello studio da condurre in seno al tema dell’anno la ricerca andrà, dunque, molto limitata, sia nell’arco temporale che nella scelta delle fonti.

Dopo una iniziale fase di salutare brainstorming, si specificherà la direzione presa dalla ricerca.

Maria Semi